Le guerre si affrontano con il coraggio e la fede. Le vincono gli eroi e i soldati. Le vincono i medici e gli infermieri. Le vincono i poliziotti e la gente comune. Camionisti, farmacisti, commesse dei supermercati, insegnanti da casa con la didattica a distanza, educatori, assistenti sociali e tanti altri.
Ma si vincono anche con il cuore e l’esempio. L’esempio della gente comune che ogni giorno rallegra i nostri momenti cupi con gesti semplici ma di una nobiltà commovente. E quello di chi ha servito lo Stato e non ha mai dimenticato il valore di una divisa vestita per decenni e poi appesa ad un chiodo. Una divisa che da sempre e per sempre avvolge i corpi di chi l’ha indossata come una seconda pelle e che emana ancora il profumo di sudore, rabbia a volte, sofferenza e orgoglio per essere stati ed essere ancora parte di una famiglia fiera e nobile: quella del Corpo degli agenti di Custodia e poi della Polizia Penitenziaria.
In questi momenti cupi nei quali il nostro stupendo paese è flagellato da una piaga che non ha corpo né anima, abbiamo bisogno di lavorare pancia a terra e sul territorio. Abbiamo sempre più bisogno di avere una visione d’insieme e non un insieme di visioni differenti e tutte in conflitto tra di loro. Questo potrà salvare il tessuto sociale italiano ed evitare che si sgretoli il nostro modello di sviluppo e la nostra patria. Abbiamo affrontato tutti i mostri della ragione e i parassiti della nostra patria: mafiosi, ndranghetisti, terroristi, assassini integralisti. Abbiamo affrontato ogni tipo di abiezione umana e dalla sfida siamo sempre tornati più forti e risoluti. Come cittadini, come istituzioni e come poliziotti.
Ma questi tempi difficili impongono scelte e sacrifici enormi!
Il male non ha bisogno che di una cosa per raggiungere i suoi scopi: che gli uomini retti guardino e non facciano nulla. E questo nuovo male è il più subdolo e vigliacco che questo paese abbia mai affrontato.
Si nutre dei nostri corpi e della nostra sofferenza. Entra nelle nostre case, uccide i nostri anziani, la memoria storica di un paese. Ci impedisce gesti di amore e amicizia: un abbraccio, una stretta di mano, un bacio possono diventare una sentenza di morte. E per quello è estremamente vigliacco.
Ma farlo vincere, permettere al Coronavirus di schiacciarci anche con le nostre paure significa farsi piegare due volte: prima dalla malattia stessa poi dalla paura della malattia.
Non abbiamo un vaccino, non abbiamo terapie veramente efficaci eppure abbiamo qualcosa che nutre le nostre anime.
Gli antichi greci raccontavano di una giovinetta, Pandora, che entrò in possesso di un vaso magico entro il quale si trovavano tutti i mali del mondo. Lei non sapeva che c’erano peste, guerra, morte e malattie. Ma come tutti i giovani, vinta dalla curiosità, aprì il vaso facendo in modo che i mali del mondo ne uscissero infettando ogni angolo della terra. Tuttavia in fondo a quel vaso c’era lei: la piccola speranza. Spaurita, fragile ma mai vinta.
La speranza nutre le sfide che affrontiamo e ci permetterà di vincere anche questa terribile battaglia. E la speranza dimora nei sorriso di un bambino, nel sacrificio di un medico, nell’eroismo di un poliziotto e nell’azione di chi, seppur non obbligato da alcun vincolo, mette a disposizione della collettività il suo cuore e la sua esperienza per il bene comune.
Non ho parole per ringraziarvi, amici miei.
Da qualche giorno i volontari ANPPE in tutta Italia si sono messi a disposizione presso tutti i luoghi nei quali hanno saputo che c’era bisogno di loro. Stanno dando una mano ai colleghi delle
strutture detentive, agli enti caritatevoli nella distribuzione dei generi di prima necessità, alle autorità per la consegna dei farmaci, alla Protezione civile per la sua quotidiana lotta.
In ogni città d’Italia voi, cari amici dell’ANPPE, state mettendo a rischio la vostra stessa vita sebbene nulla e nessuno vi obbligasse a farlo e per quello il vostro gesto è ancora più prezioso giacché nutre quel piccolo esserino in fondo al vaso di Pandora.
L’inferno, si dice, sia lastricato di buone intenzioni. Ma la strada del paradiso è fatta di piccoli e grandi gesti che ci dicono che, per quanto la notte possa essere cupa e fredda, nessuno ci potrà impedire di portare anche nel più doloroso crepuscolo la luce che ci farà tornare alle nostre vite.
Una piccola luce o una grande luce, non importa. La luce di un cerino si fonde a quella di una lampada e di un falò e riporterà il sole su questa nostra martoriata patria.
E voi, amici, state nutrendo quella flebile fiamma contribuendo al ritorno della normalità in questo nostro martoriato paese.
So e sappiamo che ci sarete anche nel momento in cui questo paese dovrà essere ricostruito e noi tutti, io per primo, siamo fieri di voi.
Il vostro impegno nutre il nuovo sole e ci dice che un nuovo inizio è vicino. State curando il morale e state sostenendo i nostri eroi in trincea in questa odiosa e temibile guerra.
L’essere al loro fianco in questo momento doloroso ci suggerisce che ce la faremo e che verrà un giorno più puro degli altri.
Viva l’Italia, Viva l’ANPPE. E grazie, a tutti voi!
Con rinnovata stima.
Il Presidente
Dott. Donato Capece